lunedì 25 agosto 2008

Il crowdsorucing per uscire da o migliorare la condizione di precari.

Ho cercato di ragionare su quali potessero essere, almeno in Italia, alcune attività particolarmente adatte al mercato del crowdsourcing.

Indicativamente queste attività dovrebbero avere alcune caratteristiche comuni:

- Essere limitate nel tempo, in caso re-iterabili
- Richiedere una specializzazione
- Essere svolte da una persona o poco più
- Essere facilmente misurabili e valutabili
- Garantire l'affidabilità di una singola persona

E più pensavo a queste tipologie, più mi venivano in mente i numerosi lavori (di concetto) precari che esistono nel nostro paese, ma non solo.

Per questo motivo ho in previsione non solo di iniziare una serie di post per illustrare le modalità con cui i numerosi precari in Italia (ma non solo) potrebbero arrotondare il loro stipendio, o eventualmente diventare dei veri e propri liberi professionisti su un mercato globale.

Un bel esempio di attività in crowdsourcing


Sono molto interessanti gli ambiti in cui il crowdsourcing può essere utilizzato in maniera intelligente.

In queste slides alcune esempi veramente eccellenti

I know what you know as long I know you !


Penso che sia proprio questo il senso del crowdsourcing.

Ritornando sul tema del knowledge worker e sul fatto che è la conoscenza il nuovo valore aziendale, per espanderla è necessario andare all'esterno e strutturarsi in maniera da gestire il maggior volume di informazione possibile. Questo chiaramente significa entrare in contatto con il maggior numero di persone di culture diverse possibile.

domenica 24 agosto 2008

Come integrare il crowdsourcing all'interno delle proprie attività.

Il crowdsourcing, è una risorsa, e come tale, va gestita in maniera opportuna all'interno delle aziende.

Come prima cosa, un'azienda deve decidere quali dipartimenti o reparti dovranno utilizzare questa forma di distribuzione delle attività, in quanto alcuni piccoli aggiustamenti alla struttura sono necessari.

Esternalizzando e frammentando le singole attività di un progetto, lo sforzo richiesto da parte di un PM o di un coordinatore sono sicuramente maggiori. E' importante sottolineare che questo non è un rischio per la buona riuscita di un progetto. Personalmente ritengo che la gestione di un team remoto, distribuito e inter-culturale necessiti una gestione molto rigorosa del progetto. Questo significa quindi maggior possibilità di riuscita del progetto stesso.

Oggi la maggior parte dei progetti IT (ma non solo), falliscono per una non adeguata fase preliminare di analisi e progettazione.
Inoltre molti progetti sforano i budget per una non corretto controllo dei costi.

Per sua natura un progetto gestito in crowdsourcing, non riesce neppure a partire se non sono chiari:

1- Obiettivi di progetto
2- Requisiti di alto livello
3- Requisiti di dettaglio funzionali
4- Test List
5- Documenti di architettura e di deploy
6- Configuration Managemet

Tali documenti infatti sono gli input necessari per avere delle stime e ingaggiare le risorse.

A questo punto è chiaro che un'azienda per poter avvalersi del modello del crowdsourcing, dovrà dotarsi di PM eccellenti. D'altra parte questa esigenza sino ad ora è sempre rimasta nascosta. Quanti PM, senza le dovute capicità, si sono ritrovati a gestire anche progetti di grandi dimensioni, riscontrando issues e criticità bloccanti sono nelle fasi finali.

Il modello quindi è anche utile, ponendo dei vincoli, a garantire che gli obiettivi aziendali siano perseguiti.

Sembra paradossale, ma dalla mia esperienza, vi assicuro che se dovete effettuare una conference call da un'ora, con 4 persone distribuite in giro per il mondo, tutti i partecipanti arrivano alla riunione preparati, con slides condivise e lista di domande sotto mano.

Raramente si trova un'organizzazione simile in azienda.

mercoledì 20 agosto 2008

Aggiornato il wiki

Su consiglio di Pietro ;) ho aggiornato il wiki, con una piccola modifica alla definizione, e qualche precisazione.

Inoltre ho inserito dei collegamenti, che forse saranno molto utili ai lettori per capire di che cosa stiamo parlando.

Per vedere il risultato andate qui

lunedì 18 agosto 2008

Crowdsourcing is not offshoring

Giusto per levare ogni dubbio.

Perchè la gente pensa che se devo sviluppare qualche riga di PHP, ed ho intenzione di appoggiarmi ad un sito di crowdsourcing per forza di cose devo andare in India.

E' vero il contrario.

Se decido di esternalizzare completamente (outsourcing) un processo aziendale, cercherò sicuramente un paese dove il costo della mano d'opera è più basso possibile. In quel paese porterò la mia "conoscenza" (che rappresenta il valore aggiunto CAPEX), e farò runnare il processo ad un costo inferiore (OPEX).

Il crowdsourcing si applica meglio ai casi in cui ho già progettato interamente il mio sistema ed ho bisogno di un contributo di conoscenza limitato nel tempo ma ad altissimo valore aggiunto (tutte le nicchie come i collaudi prestazionali dei software, i test di sicurezza, il refactoring o altro). In questo caso quindi sto acquisendo "conoscenza", quindi CAPEX e iniettandola all'interno dell'azienda stessa. La cercherò quindi con un occhio alla qualità, evitando i costi di trasferta. In alcuni casi andrò in paesi in via di sviluppo, in altri mi appoggerò a modello near-shoring. Dato il divario di conoscenza tra chi compra e chi vende (a svantaggio di chi compra), le barriere culturali aumentano l'interesse per modelli near-shore.

Iniziamo dalla definizione

La definizione che si trova qui http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdsourcing non è particolarmente esaustiva, e esplicitata in questa maniera non aiuta il lettore a capire le motivazioni.

Per questo motivo occorre iniziare da come le aziende stanno cambiano:

Un'azienda è tanto più forte sul mercato, quanto più è rapida nei cambiamenti (adattondosi o generandoli).

Cambiamento significa innovazione. L'innovazione nasce da un continuo scambio di informazioni e dalla contaminazione di esperienze diverse.

Quello che pare chiaro è che quindi i processi core per un'aziende più sono open più l'azienda è forte.

Facciamo degli esempi:

1- Nel mondo della tecnologia quanto detto è scontato, visto il rapido progredire delle scienze.

2- Nel mondo ad esempio del fashion, la continua generazione di nuovi trends, e nuove modelli di tendenza, necessita continuamente di rivedere gli stili e condividerli con altri. I media tradizionali perdono sempre più di interesse verso i target di riferimento.

3- Le influenze culturali in fase di consumo da parte degli end-user di qualsiasi settore merceologico sono diventate molto più forti rispetto ad altri fattori come il prezzo o la funzionalità (vedi prodotti Bio, Green, etc).

In questo senso un'impresa che voglia essere di sucesso non deve trascurare i dettagli. D'altra parte non può acquisire (e sviluppare) tutte le competenze al proprio interno.

Fino ad oggi la soluzione stava nei consulenti che si occupavano di gestire il cambiamento aziendale, instaurare i nuovi processi e lanciarli. I consulenti sono delle persone molto preparate (da una firm di riferimento) in determinati temi e pronte a rispondere alle esigenze del cliente.

Nel futuro ormai prossimo però non ci potranno essere firm in grado di preparare i propri consulenti sui numerosi temi. Inoltre le stesse firm non avrebbero la capacità di stare up-to-date sui temi differenti.

La soluzione naturale è che siano le persone stesse a formare loro stesse (così come è successo più o meno con tutte le figure di riferimento nella rete), evolvendo skills di nicchia in una logica di Long Tail, e proponendosi direttamente sul mercato.

Il crowdsourcing IMHO è l'applicazione della long tail al mondo della consulenza. Essendo diminuito il costo e annientata la barriera logistica e di approvvigionamento delle risorse, un consulente focalizzato su temi di nicchia può ricavare profitto dalla vendita della propria conoscenza.

Continueranno ad esistere le firm, ma si apre un altro mercato (del 50% almeno) di competenze e skills tutt'altro che ininfluenti.

E' on-line il primo blog dedicato al crowdsourcing in italiano

Visto che i cambiamenti accadono ... è bene diffondere le nuove tendenze legate al mondo dell'impresa e del lavoro.

Iniziamo da qui ... dal cambiamento.